Con l’arrivo dell’estate e il progressivo aumento delle temperature, torna al centro dell’attenzione il rischio di stress termico per i lavoratori, soprattutto quelli impegnati in settori come edilizia, agricoltura, logistica e trasporti. In un contesto climatico sempre più imprevedibile e caratterizzato da ondate di calore frequenti e intense, le istituzioni stanno rafforzando il quadro normativo e operativo per tutelare la salute nei luoghi di lavoro.
Secondo le definizioni fornite da INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), lo stress termico si verifica quando l’organismo di un lavoratore è sottoposto a uno squilibrio tra il calore prodotto internamente (soprattutto durante l’attività fisica) e quello scambiato con l’ambiente esterno. Se il corpo non riesce a dissipare il calore in eccesso, possono insorgere disturbi anche gravi, come colpi di calore, disidratazione e crampi muscolari. Ma anche condizioni opposte, come il freddo intenso, possono risultare pericolose, causando ipotermia o congelamento.
Il rischio di stress termico dipende strettamente dal microclima, ovvero dall’insieme dei fattori ambientali che influenzano il benessere termico: temperatura dell’aria, umidità relativa, velocità dell’aria e temperatura media radiante. In base a questi elementi, INAIL distingue tra ambienti moderati, dove si punta al comfort termico, e ambienti severi, in cui lo stress termico rappresenta un pericolo concreto per la salute dei lavoratori.
Nel 2024, INAIL ha aggiornato, in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), le linee guida operative per fronteggiare lo stress termico (Progetto Worklimate). L’aggiornamento nasce dalla necessità di fornire strumenti più efficaci e aggiornati ai Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), medici competenti, datori di lavoro e coordinatori per la sicurezza.
Tra le novità:
Il quadro normativo italiano prevede precise tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con riferimenti chiari nella:
Inoltre, è stata introdotta la Circolare n. 6 del 18/03/2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che fornisce chiarimenti sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali nei casi di sospensione dell’attività per “rischi da calore estremo”. Si tratta di una misura che consente ai datori di lavoro di attivare la Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) senza necessità di specificare eventi eccezionali, purché il rischio sia documentato con bollettini meteo ufficiali.
Per ridurre il rischio di stress termico, le aziende sono invitate a adottare misure preventive quali:
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) sottolinea anche l’impatto psicologico dello stress termico, che può aumentare ansia, irritabilità e difficoltà cognitive, influenzando la sicurezza e la produttività.
Lo stress termico non è, quindi, solo una questione di disagio: è un rischio professionale concreto, che può avere gravi conseguenze sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Le nuove linee guida e normative rafforzano gli strumenti a disposizione di aziende e lavoratori, ma serve un cambiamento culturale: prevenire è responsabilità condivisa.
Con l’aumento delle temperature medie e la maggiore frequenza di eventi climatici estremi, la gestione del rischio microclimatico diventerà una priorità permanente per ogni luogo di lavoro.