Caldo e lavoro: il pericolo dello stress termico

Con l’arrivo dell’estate e il progressivo aumento delle temperature, torna al centro dell’attenzione il rischio di stress termico per i lavoratori, soprattutto quelli impegnati in settori come edilizia, agricoltura, logistica e trasporti. In un contesto climatico sempre più imprevedibile e caratterizzato da ondate di calore frequenti e intense, le istituzioni stanno rafforzando il quadro normativo e operativo per tutelare la salute nei luoghi di lavoro.

Cos'è lo stress termico?

Secondo le definizioni fornite da INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), lo stress termico si verifica quando l’organismo di un lavoratore è sottoposto a uno squilibrio tra il calore prodotto internamente (soprattutto durante l’attività fisica) e quello scambiato con l’ambiente esterno. Se il corpo non riesce a dissipare il calore in eccesso, possono insorgere disturbi anche gravi, come colpi di calore, disidratazione e crampi muscolari. Ma anche condizioni opposte, come il freddo intenso, possono risultare pericolose, causando ipotermia o congelamento.

Il rischio di stress termico dipende strettamente dal microclima, ovvero dall’insieme dei fattori ambientali che influenzano il benessere termico: temperatura dell’aria, umidità relativa, velocità dell’aria e temperatura media radiante. In base a questi elementi, INAIL distingue tra ambienti moderati, dove si punta al comfort termico, e ambienti severi, in cui lo stress termico rappresenta un pericolo concreto per la salute dei lavoratori.

Le nuove linee guida INAIL-CNR 2024

Nel 2024, INAIL ha aggiornato, in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), le linee guida operative per fronteggiare lo stress termico (Progetto Worklimate). L’aggiornamento nasce dalla necessità di fornire strumenti più efficaci e aggiornati ai Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), medici competenti, datori di lavoro e coordinatori per la sicurezza.

Tra le novità:

  • Introduzione del WBGT Index (Wet Bulb Globe Temperature), un indice integrato che misura l'effetto combinato di temperatura, umidità, irraggiamento solare e vento sul corpo umano.
  • Nuove procedure di sorveglianza sanitaria, con protocolli di monitoraggio per soggetti più vulnerabili (anziani, lavoratori con patologie cardiovascolari, nuovi assunti).
  • Strumenti digitali per la valutazione del rischio in tempo reale, come app e portali meteo aggiornati, collegati ai bollettini del Ministero della Salute e della Protezione Civile.
  • Linee guida operative per la rimodulazione dell’orario lavorativo, come l’anticipo o il posticipo dei turni per evitare le ore più calde (tra le 12:00 e le 16:00).

Obblighi e tutele normative

Il quadro normativo italiano prevede precise tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con riferimenti chiari nella:

  • Costituzione italiana, che agli articoli 32, 35 e 41 sancisce il diritto alla salute come interesse primario, anche rispetto alla libertà d’impresa.
  • Decreto Legislativo 81/2008, che impone al datore di lavoro la valutazione dei rischi legati al microclima e l’adozione delle misure necessarie per proteggere i lavoratori.
  • Linee guida regionali e ministeriali, che in caso di ondate di calore possono portare alla sospensione temporanea delle attività lavorative, soprattutto nei cantieri edili o nei campi agricoli.

Inoltre, è stata introdotta la Circolare n. 6 del 18/03/2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che fornisce chiarimenti sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali nei casi di sospensione dell’attività per “rischi da calore estremo”. Si tratta di una misura che consente ai datori di lavoro di attivare la Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) senza necessità di specificare eventi eccezionali, purché il rischio sia documentato con bollettini meteo ufficiali.

Misure pratiche e raccomandazioni

Per ridurre il rischio di stress termico, le aziende sono invitate a adottare misure preventive quali:

  • Fornitura di acqua fresca e spazi ombreggiati per le pause.
  • Utilizzo di abbigliamento tecnico traspirante.
  • Pianificazione dei turni di lavoro evitando le ore più calde.
  • Formazione del personale sul riconoscimento dei sintomi da stress termico.
  • Installazione di ventilatori, condizionatori o impianti di raffrescamento, dove possibile.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) sottolinea anche l’impatto psicologico dello stress termico, che può aumentare ansia, irritabilità e difficoltà cognitive, influenzando la sicurezza e la produttività.

Lo stress termico non è, quindi, solo una questione di disagio: è un rischio professionale concreto, che può avere gravi conseguenze sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Le nuove linee guida e normative rafforzano gli strumenti a disposizione di aziende e lavoratori, ma serve un cambiamento culturale: prevenire è responsabilità condivisa.

Con l’aumento delle temperature medie e la maggiore frequenza di eventi climatici estremi, la gestione del rischio microclimatico diventerà una priorità permanente per ogni luogo di lavoro.